PIANTE MICORRIZATE UTILIZZATE IN TARTUFICOLTURA

Nell’attuale tartuficoltura vengono utilizzate piante tartufigene dell’età di 1-3 anni appartenenti alle seguenti specie.

Quercus pubescens Willd. (Roverella)  – E’ la specie più largamente utilizzata nella tartuficoltura  italiana. La pianta adulta perde le foglie in autunno o durante l’inverno mentre le piantine di 1-3 hanno le foglie persistenti. Le foglie sono verdi e lisce nella pagina superiore e grigiastre e pubescenti nella pagina inferiore. Si micorriza facilmente con tutte le specie di tartufo coltivabili e viene utilizzata soprattutto nell’impianto delle tartufaie di tartufo nero. In natura la maggior parte delle tartufaie di tartufo nero pregiato si trovano vicino alle roverelle. Si adatta a tutti i tipi di terreno e viene coltivata per la realizzazione delle tartufaie di tutte le specie di tartufo coltivabili. Nei confronti dell’altitudine si spinge fino al limite inferiore del Fagetum che corrisponde anche all’altitudine massima del tartufo nero pregiato.

La giovane piantina si riconosce da quelle delle altre specie del genere Quercus perché conserva le foglie in inverno e queste sono pubescenti nella pagina inferiore.

Piante micorrizate di roverella

Lotto di roverelle pronto per essere messo a dimora

Quercus ilex L. (Leccio) E’ una specie a foglie persistenti sia come pianta adulta che come plantula di 1-3 anni. Le giovani piantine si riconoscono da quelle della roverella perché hanno la lamina coriacea, di colore verde scuro e lucente nella pagina superiore e di colore verde più chiaro in quella inferiore. Al pari della roverella micorriza con tutte le specie di tartufo. In Francia e Spagna è la pianta più largamente utilizzata in tartuficoltura. In Italia comunemente viene preferita la roverella ma certamente non è meno produttiva di quest’ultima.  L’apparato radicale delle piantine di leccio è più povero di radici rispetto alla roverella e di conseguenza possiede un numero inferiore di micorrize: questo probabilmente è il motivo per cui vengono preferite le roverelle. Produce tutti i tartufi ad eccezione del tartufo bianco pregiato perché non coincidono le esigenze ambientali (il leccio si adatta male ai terreni profondi e freschi richiesti dal tartufo bianco). E’ una pianta tipica dell’ambiente mediterraneo che può vivere fino al limite del castanetum (7-800 metri di quota) e di conseguenza può essere coltivata al di sotto di tali quote.

Pianta micorrizata di leccio

Lotto di leccio pronto per essere messo a dimora

Quercus cerris L. (cerro) – Le giovani piantine perdono le foglie durante l’inverno per cui è difficile riconoscerle dalle altre querce a foglie caduche. Possono confondersi con le piantine di farnia (Quercus robur) che presentano un fusto più slanciato ed esile rispetto al cerro. Quando il cerro e in vegetazione si riconosce perché le foglie sono profondamente lobate e provviste di peli rigidi in entrambe le facce da renderle ruvide al tatto.  Rispetto alle specie precedenti ha una minore importanza in tartuficoltura. Allo stato naturale produce il tartufo estivo e solo raramente il tartufo nero pregiato per una scarsa coincidenza delle esigenze ambientali.

Pianta micorrizata di cerro

Lotto di cerro pronto per essere messo a dimora

Quercus robur L. (= Quercus robur L. var. peduncolata) (farnia) – Le giovani piante si riconoscono dalle foglie che sono pressoché prive di picciolo, lobate, glabre e lisce in entrambe le pagine. Le giovani piante durante l’inverno si possono distinguere dal cerro perché hanno un fusto eretto e slanciato.  E’ una specie caratteristica dei boschi di pianura dove può essere responsabile della produzione di Tuber magnatum. Micorriza bene con tutti i tartufi, ma essendo una specie esigente nei confronti dell’umidità, non si adatta agli ambienti favorevoli ai tartufi neri. Si presta per la coltivazione del tartufo bianco.

Pianta micorrizata di farnia

Lotto di farnia pronto per essere messo a dimora

Quercus suber L., Q. coccinea L., Q. petraea (Mattuschka) Liebl., Q. Frainetto Ten., sono specie italiane raramente utilizzate in tartuficoltura. 

Corylus avellana L. (Nocciolo) –  Il nocciolo è stata una delle prime specie utilizzata nella moderna tartuficoltura. Nelle prime piantagioni gli agricoltori preferivano il nocciolo alle specie forestali perché,  essendo una pianta agraria, nascondeva il vero scopo della piantagione. Micorriza molto bene con tutte le specie di tartufo ed è stata utilizzata nella coltivazione di tutte le specie di tartufo coltivate. Non ha limiti nei confronti dell’altitudine e si adatta a tutti i tipi di terreno. L’unico fattore negativo è rappresentato dall’eccessiva produzione di polloni che devono essere contenuti con le potature. Nelle tartufaie di tartufo nero ha fornito produzioni paragonabili a quelle della roverella.

Di recente vengono prodotte per propagazione varietà commerciali di nocciolo che poi vengono micorrizate e messe in commercio come nocciolo da frutto tartufigeno. Si rileva però una scarsa compatibilità tra le esigenze colturali richieste per la produzione delle nocciole e quelle richieste per la produzione dei tartufi. Per tale ragione si ritiene sconsigliabile effettuare grosse piantagioni nella speranza di ottenere una soddisfacente doppia produzione. Il nocciolo da frutto tartufigeno si può consigliare per piantagioni famigliari capaci di fornire nocciole di qualità e tartufi per il consumo domestico.

Pianta micorrizata di nocciolo

Lotto di nocciolo pronto per essere messo a dimora

Lotto di nocciolo micorrizato, cultivar Giffoni, pronto per essere messo a dimora

Corylus colurna L. (Nocciolo turco) – E’ una specie molto simile al nocciolo da cui si differenzia per il fusto di colore più chiaro, per le foglie con denti più pronunciati. Il vantaggio di questa specie è dovuto al fatto che non produce polloni e ha le stesse prerogative tartufigene del nocciolo comune.

Pianta micorrizata di nocciolo turco

Lotto di nocciolo turco micorrizato pronto per essere messo a dimora

Ostrya carpinifolia Scop. (Carpino nero) – E’ una specie molto diffusa nei boschi della fascia del castanetum con possibilità di svilupparsi anche a quote inferiori e superiori. Il carpino nero micorriza bene con tutte le specie di tartufo, comunemente viene utilizzato nella coltivazione dei tartufi neri. I risultati migliori si ottengono nelle zone dove il carpino ha un accrescimento limitato causato da condizioni ambientali poco favorevoli.

Pianta micorrizata di carpino nero

Lotto di carpino nero pronto per essere messo a dimora

Pinus pinea L. (pino da pinoli  o pino domestico). Vengono prodotte piante micorrizate di pino da pinoli con Tuber borchii e Tuber aestivum. Predilige la simbiosi con Tuber borchii come dimostra la presenta di questo tartufo in molte pinete a Pinus pinea.  In molte pinete litorali e delle zone interne si raccolgono buone quantità di tartufo bianchetto. Nei riguardi delle piantagioni di tartufo estivo si consiglia l’uso del pino da pinoli in consociazione con le latifoglie. L’uso di questa specie è limitato dall’altitudine perché viene danneggiato dalle basse temperatura: la zona di utilizzazione è il Lauretum.

Pianta micorrizata di pino da pinoli

Lotto di pino da pinoli pronto per essere messo a dimora

Pinus halepensis Mill. (pino d’Aleppo) – Specie simile al pino da pinoli da cui si riconosce con difficoltà allo stato di giovani piante: differisce per avere gli aghi (foglie) più corti e più sottili. Viene coltivato per la produzione dei tartufi al pari della specie precedente. E’ stata segnalata la produzione di tartufo bianco pregiato nei pressi di piante di pino d’Aleppo.
(Pianta micorrizata di pino d’Aleppo)

Pianta micorrizata di pino d’Aleppo

Lotto di pino d’Aleppo pronto per essere messo a dimora

Pinus brutia Ten. (pino calabro). Specie simile al pino d’Aleppo da cui si distingue solo a livello di pianta adulta. Ha le stesse prerogative tartufigene. Rispetto alle due specie precedenti è più resistente al freddo e può essere coltivato anche nella fascia del Castanetum. Ha le stesse prerogative tartufigene. 

Pinus nigra J.F.Arnold (pino nero), Pinus pinaster Aiton (pino marittimo), Pinus heldreichii H. Christ (pino loricato), Pinus sylvestris L. (pino silvestre). Sono tutte specie italiane che possono produrre varie specie di tartufo. Solo le piantine micorrizate di pino nero si possono trovare occasionalmente in commercio. 

Cistus incanus L. (cisto rosso) – Arbusto presente nelle zone soleggiate delle aree calcaree dove può vivere in simbiosi con i tartufi pregiati. Allo stato naturale produce il tartufo bianchetto, l’estivo e altre specie non eduli. Micorriza bene e produce anche il tartufo nero pregiato. Difficilmente viene utilizzato in purezza per la coltivazione dei tartufi. Per incrementare la produzione viene messo a dimora lungo la fila degli alberi simbionti nelle piantagioni di tartufo nero pregiato e di tartufo estivo.

Pianta micorrizata di cisto rosso

Lotto di cisto rosso pronto per essere messo a dimora

Carya illinoensis (Wangenh) K. Koch (noce pecan) – Albero di origine americana che micorriza bene con tutte le specie di tartufo. Nella zona di origine produce un tartufo di scarso pregio: Tuber texense Heimsch. Sono disponibili giovani piante di pecan micorrizate con il tartufo bianchetto e il tartufo estivo. Può essere considerata una pianta a triplice attitudine perché il legno è pregiato al pari del noce (Juglans regia L.), il frutto è edule e di ottima qualità e produce tartufi pregiati. Può essere utilizzato nell’impianto delle tartufaie su terreni sufficientemente profondi.

Pianta micorrizata di noce pecan

Lotto di noce pecan pronto per essere messo a dimora

Tilia cordata Mill. (tiglio selvatico), Tilia platyphyllos Scop. (Tiglio nostrano) – Le due specie vengono trattate insieme perché hanno caratteri morfologici simili. Entrambe le specie hanno una spiccata capacità di produrre tartufi di specie diversa: lungo i filari di piante presenti nei viali delle città o nei filari extraurbani comunemente si raccoglie una o più specie di tartufo. Nel mercato difficilmente si trovano le piante micorrizate di tiglio perché è molto difficile ottenere giovani piantine prodotte da seme. E’ un’ottima pianta simbionte del tartufo bianco. 

Populus alba L. (Pioppo bianco) – E’ la pianta responsabile della maggior parte delle tartufaie di tartufo bianco dell’Italia centrale. Non vengono prodotte piante di pioppo bianco micorrizate dai tartufi neri perché le esigenze di questi ultimi non collimano con quelle del pioppo. Si spera di poter riuscire a produrre le piante micorrizate dal tartufo bianco che saranno molto importanti per la realizzazione delle tartufaie di questa specie di tartufo. 

Populus. nigra  L. (Pioppo nero) – Specie che ha le stesse esigenze e le stesse prerogative produttive del pioppo bianco. Rispetto a quest’ultimo ha una maggiore capacità rizogena e quindi è più facile la propagazione per talea. 

Populus tremula L. (pioppo tremulo). Populus canadensis L. (pioppo del canadà), Populus canescens (Aiton) Sm. (Pioppo canescente) – Sono tutte specie che possono vivere in simbiosi con il tartufo bianco. Non vengono prodotte piante micorrizate con queste specie. 

Salix alba L. (Salice bianco) – Specie arbustiva con esigenze ambientali analoghe a quelle del tartufo bianco. Non si adatta alla coltivazione dei tartufi neri per incompatibilità ambientale. Non si trovano in commercio piante micorrizate con il tartufo bianco pregiato.

viminalis L. (Salice da vimini), Salix fragilis L. (vetrica o salice ibrido ), Salix triandra L. (salice da ceste), Salix purpurea L. (salice rosso), Salix pentandra L. (salice odoroso), Salix cinerea L. (salice cenerino), Salix caprea L. (salicone). Tutte queste specie possono produrre il tartufo bianco pregiato.

Tabella con Piante Micorrizate disponibili

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